coordinatore: Berta Martini


membri della commissione:
Giuseppina La Face, Carla Cuomo, Maria Rosa De Luca, Anna Scalfaro, Cosimo Caforio, Francesco Finocchiaro, Rossella D'Ugo

dichiarazione d'intenti

La Didattica della musica si configura come Didattica disciplinare specifica, dunque come scienza empirica il cui assetto epistemologico dipende dalla definizione, in senso correlativo, anziché giustappositivo, di alcune categorie formali: l’oggetto/problema, il punto di vista interpretativo, il linguaggio, e la metodologia della ricerca.
Se dovessimo individuare le occorrenze specifiche di queste categorie formali potremmo assumere come oggetto/problema della Didattica della musica lo studio delle condizioni di funzionamento e disfunzionamento del sistema didattico; come punto di vista interpretativo potremmo riferirci alla rete dii concetti e dii costrutti attraverso i quali essa guarda all’esperienza di insegnamento e apprendimento della musica (il che definisce indirettamente anche il linguaggio); ma, ci chiediamo,
quale occorrenza specifica potremmo assumere per la metodologia della ricerca?
Qui non è in questione, come a prima vista potrebbe sembrare, la scelta di un metodo a svantaggio di un altro, bensì le modalità che la disciplina si dà di scegliere i suoi oggetti/problemi e di costruire la sua rete concettuale per interpretare i fenomeni di insegnamento e apprendimento che hanno luogo all’interno del sistema didattico.
All’interno di una più ampia prospettiva didattico-disciplinare, questo implica riconoscere nel sistema didattico come sistema formato dai sottosistemi insegnante-sapere, insegnante allievo e allievo-sapere, l’unità-base di studio della Didattica della musica e nell’indagine di “ciò che accade” (in senso quasi etnografico) all’interno del sistema il suo dispositivo euristico.
Occorre passare, dunque, dalla messa a punto di “buone pratiche” alle indagini di situazioni didattiche ordinarie di insegnamento della musica, eventualmente “regolate” da quelle pratiche.
Da questo punto di vista, la didattica dell’ascolto, dell’esecuzione e della produzione definiscono le modalità di un possibile funzionamento efficace del sistema didattico in rapporto all’esigenza di comprensione musicale. Esse definiscono cioè una sorta di sistema didattico “regolato” le cui regole – definite esternamente dall’insegnante e internamente dalle interazioni reciproche fra gli attori del sistema – coincidono con le condizioni che, almeno dal punto di vista teorico, correlano positivamente insegnamento e apprendimento.
pratiche traspositive non costituiscono l’esito della ricerca, bensì definiscono il modo di funzionare del sistema, sistema però che dev essere indagato per far emergere sistema. Da una parte esse strutturano l’esperienza in funzione di un’intenzionalità formativa (pur non potendo assicurare il successo dell’apprendimento esse sono responsabili della ricerca delle condizioni perché esso si realizzi per tutti gli allievi, ciascuno secondo il proprio potenziale). Dall’altra esse rendono disponibile un insieme di problemi e di concetti intorno ai quali si costruisce dinamicamente lo statuto epistemologico della disciplina.

la commissione è stata istituita in occasione dell'Assemblea SagGEM del 06 marzo 2010